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Cronaca

Caselle, pista ciclopedonale trasformata in discarica: sacchi neri abbandonati tra piatti e bottiglie

La denuncia di un cittadino riaccende i riflettori sul degrado e sull’inciviltà. Abbandonare spazzatura è un reato, non un passatempo

Caselle, pista ciclabile Stura-Lanzo trasformata in discarica

Caselle, pista ciclabile Stura-Lanzo trasformata in discarica: sacchi neri di rifiuti tra piatti e bottiglie

Non bastavano cartacce e mozziconi gettati a terra – già di per sé segni evidenti di mancanza di rispetto. Sulla pista ciclabile Stura-Lanzo nel tratto che attraversa Caselle Torinese siamo arrivati al punto che qualcuno ha pensato bene di lasciare sacchi neri pieni di immondizia, come se il verde pubblico fosse una discarica a cielo aperto. La denuncia arriva da un cittadino che non si è limitato a segnalare l’ennesimo scempio ma ha anche fotografato la situazione: tra i rifiuti si distinguono chiaramente piatti di plastica, bottiglie e residui di picnic.

La scena racconta più di mille parole. Un’area pensata per favorire sport, svago e benessere collettivo ridotta a deposito di scarti, probabilmente da chi sceglie la comodità dell’inciviltà al posto della fatica – minima – di portarsi via il sacco della spazzatura a fine giornata. Siamo di fronte non a una distrazione, ma a un comportamento consapevole e ripetuto, che oltre a ferire l’ambiente e il paesaggio calpesta anche la convivenza civile.

Vale la pena ricordarlo: abbandonare rifiuti sul suolo pubblico è un reato, previsto dall’articolo 255 del decreto legislativo 152/2006 (Testo unico ambientale). Le sanzioni vanno da 300 a oltre 3.000 euro, cifre che forse farebbero riflettere se applicate con rigore a chi considera i parchi e le ciclabili come pattumiere personali. Non si tratta dunque di “bravate”, ma di violazioni precise della legge, che hanno conseguenze concrete sull’ambiente e sulla qualità della vita.

Il problema non è solo estetico. I sacchi lasciati incustoditi attirano animali, si deteriorano col tempo, rilasciano sostanze dannose e inquinano terreni e corsi d’acqua. La ciclabile Stura-Lanzo dovrebbe essere un corridoio verde a disposizione di famiglie, sportivi e cittadini; trasformarla in una discarica di plastica e vetro è un insulto al territorio e a chi lo frequenta con rispetto.

Il gesto è doppiamente grave perché si consuma in un contesto pensato per il tempo libero, per momenti di convivialità. E invece di lasciare ricordi positivi e tracce di socialità, restano solo rifiuti. L’impressione è che manchi un senso minimo di responsabilità, quell’elemento che distingue il cittadino consapevole dal vandalo che considera la cosa pubblica come un bene di nessuno.

Le istituzioni possono rafforzare controlli e sanzioni, ma la prima linea di difesa resta il comportamento individuale. Portarsi dietro i propri rifiuti, utilizzare i cestini presenti o smaltire a casa ciò che si produce durante un picnic non richiede sforzi titanici: richiede civiltà.

L’appello non può che essere diretto a chi frequenta questi spazi: rispettare i luoghi significa rispettare se stessi e la comunità. Se vogliamo davvero continuare a godere di aree verdi e ciclabili come la Stura-Lanzo, non possiamo tollerare che vengano trasformate in discariche a cielo aperto. Un sacco di immondizia lasciato a terra è un insulto collettivo: servono più controlli, certo, ma soprattutto serve recuperare quel senso di decoro e responsabilità che, quando manca, lascia dietro di sé solo vergogna.

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